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Associazione Forense Nazionale Italiana

TRASPARENZA NEI COA

BASTA POCO…CHE CE VO’

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LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

Oggi si parla tanto di trasparenza degli atti delle istituzioni a garanzia e presidio della correttezza e dell’imparzialità dell’operato dell’ente e dei singoli che lo compongono, ma non solo.

E’ anche un modo, per gli “eletti” di rendere nota la loro attività e la loro posizione all’interno dell’Organo ai propri “elettori”: quindi gli “eletti” dovrebbero essere i primi a pretendere la divulgazione delle notizie riguardanti la vita e l’attività dell’ente che compongono; sarebbe – ove svolgessero lealmente il mandato ricevuto coerentemente al declamato spirito di servizio che a quella scelta sottostà – il corretto mezzo di valutazione da sottoporre ai propri elettori (o se si vuole mandanti) anche nella previsione del successivo giudizio elettorale oltre che personale in costanza di mandato.

Pertanto appaiono incomprensibili (prima ancora che illegali) le resistenze che le istituzioni frappongono alla pubblicità delle loro sedute (salve motivate e rare eccezioni), che alla fine dei conti danneggiano in primis proprio i componenti di tali organi…ma non solo.

L’assurda pretesa di riservatezza (o meglio segretezza) delle sedute e del lavoro svolto all’interno delle sedute degli enti istituzionali ha come nefasto effetto la disassuefazione dei singoli che, all’oscuro di ciò che accade, si sentono un po’ come sudditi impotenti ed estranei ai poteri decisionali sui quali (errando) ritengono di non poter intervenire. E’ stata l’arma di distruzione di massa ben utilizzata da pochi sconsiderati cinici opportunisti: così facendo hanno demolito la coscienza sociale, diremmo la responsabilità sociale di ciascuno, ed il senso di appartenenza a quella comunità con perdita della consapevolezza del relativo peso specifico dei singoli. Bisogna reagire con fermezza ignorando le briciole che vengono insidiosamente lasciate cadere dalla tavola imbandita per comprare gli animi ed asservirli: potere che è forte, si autoprotegge e riconferma, perché riposa nel consenso degli elettori e non perché di derivazione divina.

La riflessione, provocata dall’ultima notizia del regolamento del COA di Palermo impugnato da valorosi Colleghi, merita di essere approfondita e stigmatizzata nella direzione della consapevolezza che nessuno dei singoli abdichi al proprio futuro disinteressandosi di ciò che altri stanno facendo, nel bene ma anche nel male, usando o abusando del suo mandato e nel suo nome di rappresentato.

Da questa consapevolezza, dalla necessità di ristabilire il filo diretto fra rappresentati ed istituzioni, sollecitando la partecipazione dei singoli, il loro controllo (che forse intimorisce gli eletti o certamente alcuni di loro) e ripristinando l’orgoglioso senso di appartenenza alla comunità forense,

A.F.N.I.

propone a tutti i Consigli dell’Ordine degli Avvocati d’Italia di voler promuovere la partecipazione dei singoli alle scelte decisionali ed alla vita della categoria, con iniziative concrete tese a risvegliarne l’interesse e rendere effettivo e produttivo il loro singolo apporto coinvolgendoli nella vita delle istituzioni come è, peraltro, loro diritto.

In tal senso sarebbe meritevole ed opportuno, considerato anche il livello attuale della tecnologia che rende semplici e veloci le comunicazioni (per esempio con le mail) che ogni COA, oltre a rendere pubbliche le proprie deliberazioni (auspicabilmente sarebbe meritorio pure trasmettere in diretta le sedute, speriamo in un prossimo futuro), inviasse preventivamente, quantomeno, ad ogni iscritto di quell’Ordine, l’ordine del giorno della seduta del Consiglio che si terrà, in modo che il singolo possa interloquire, con consapevolezza, direttamente con i propri rappresentanti prima e chiederne conto e ragione dopo.   

Basta poco…che ce vo’!

                                          Avv. Enrico Calabrese

                                            Presidente Nazionale