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Associazione Forense Nazionale Italiana

IMPUTATO PER SEMPRE….FINE PROCESSO: MAI! Avv. Luca Andolina*- Avv. Enrico Calabrese*

COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI FORENSI

ASSOCIAZIONE FORENSE NAZIONALE ITALIANA

IMPUTATO PER SEMPRE: E se l’imputato fossi tu?

Brevi considerazioni sulla riforma della prescrizione ed il processo penale “eterno”

L’attenzione politica riservata nei confronti della prescrizione del reato, lungi dall’essere “costituzionalmente orientata” al fine di garantire – a vantaggio di tutte le parti – la ragionevole durata del processo, sta percorrendo una pericolosa deriva populista, basata sulla disinformazione e sull’incapacità di risolvere i reali problemi della giustizia italiana.
La declaratoria di intervenuta prescrizione del reato è di certo l’ammissione di un fallimento da parte del sistema giudiziario, che – nonostante il decorso di un congruo tempo massimo prefissato dalla legge – non è stato in grado di addivenire ad una pronuncia definitiva sul merito di una vicenda penale.
Se ciò è vero – ed è innegabile – sarebbe allora opportuno interrogarsi sulle ragioni per le quali il sistema non ha funzionato e cercare di porvi rimedio: ci riferiamo, anche alla luce dei recenti dati di ricerca UCPI-EURISPES sulle cause di rinvio nel processo penale, alla drammatica carenza di organico dei Magistrati, agli errori degli uffici di segreteria nella citazione dell’imputato o dei testimoni per l’udienza, all’eccessività dei carichi del ruolo, ai diversi problemi logistici ai quali quotidianamente noi Avvocati che viviamo in Tribunale (e non in un’aula del Parlamento) assistiamo (come i malfunzionamenti degli apparecchi di trascrizione o il superamento degli orari sindacali del personale di cancelleria).
Abolire la prescrizione dopo il primo grado di giudizio non significa risolvere tali problemi: significa legittimarli, affermando con superba indifferenza che allo Stato non importa che il sistema giudiziario funzioni “male”, e, in ultima analisi, ponendo (o “imponendo”) il costo di tali malfunzionamenti sulle spalle del cittadino, malcapitato utente del sistema “giustizia”.
E per cittadino, si intenda, facciamo riferimento tanto agli imputati quanto alle parti civili.
Un imputato, colpevole o innocente che sia, ha diritto ad essere giudicato in tempi ragionevoli.
Che valenza rieducativa potrà mai avere (e quindi come potrà mai dirsi conforme a Costituzione) una pena che raggiunga il colpevole a lunghissima distanza dal fatto commesso, magari dopo un avanzato reinserimento sociale?
L’eventuale condanna colpirà, dopo tanto tempo, una persona diversa, forse totalmente diversa, magari migliore ed innocua, da quella che commise il reato, per esempio quindici o venti anni prima.
Che “successo” sarà mai per l’innocente vedere pronunciata una sentenza assolutoria dopo aver trascorso anni all’ombra di un sospetto che ha distrutto le sue relazioni sociali, familiari, imprenditoriali? Nessuna legge Pinto potrà mai risarcirlo (ed i ricorsi non faranno che aumentare).
Che ristoro avrà mai la parte civile se, dopo la pronuncia di primo grado (che non è provvisoriamente esecutiva, salvo venga riconosciuta una – spesso modesta – provvisionale) dovrà attendere indefinitamente prima di vedere – quantomeno – una pronuncia di secondo grado?
Gli slogan politici volti a tentare di giustificare la manovra nascondono soltanto l’incapacità del Legislatore di risolvere le vere cause delle lungaggini processuali italiane (quasi mai ascrivibili ai Difensori o agli imputati, anche perché – in tali casi – la prescrizione rimane sospesa), rimuovendo quello che ad oggi è, ormai, l’unico sprone a “fare presto”.
È un palese falso affermare che l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado tutelerà le parti civili, poiché, già oggi, una sentenza di prescrizione che dovesse intervenire in Appello o in Cassazione farebbe comunque salve le statuizioni risarcitorie disposte in primo grado.
Con la differenza che oggi, un termine per vedere pronunciata la parola “fine” dopo il primo grado, esiste. All’indomani dell’abolizione della prescrizione, questo termine non esisterà più.
Chi frequenta le Aule di Giustizia (e non ha la pretesa di legiferare) sa bene che nella fissazione della successiva data di rinvio il Giudice tiene conto di due fattori: la sottoposizione a misura cautelare dell’imputato (soggetta a termini di scadenza) e l’imminenza della prescrizione.
Rimuovere il principale motivo che sollecita la celebrazione del processo significherà legittimare il processo penale eterno. Con buona pace del “giusto” processo, della sua ragionevole durata… e anche della tutela delle parti civili.
In definitiva potranno verificarsi due scenari, entrambi “terrificanti”:
1) una persona innocente potrà vedersi imputata per un tempo indeterminato, magari a causa di un errore giudiziario o di una superficiale conduzione delle indagini (circostanze tutt’altro che infrequenti), e dovrà subire il costo di risorse ed energie fino a che il processo si sarà concluso, subendo quel “carico pendente” per un tempo senza fine… o meglio che finirà quando tutti i gradi del giudizio saranno esauriti. Sembra già questa, comunque vada, una gravosa ed ingiusta condanna;
2) una imputato, colpevole, si vedrà condannato dopo decine di anni; magari con lo scorrere del tempo si sarà ravveduto, sarà diventato una persona perbene ed onesta… e dopo vent’anni arriverà la mannaia che punisce una persona (disonesta) che non esiste più.
Paradossalmente una pena, inizialmente, giusta diviene ingiusta e disumana. Ma, a ben vedere, anche incostituzionale, poiché se la pena deve tendere alla rieducazione del reo, laddove il reo si fosse autonomamente “rieducato” la pena non avrebbe più senso.
Pertanto un presidio di certezza e giustizia (la prescrizione, vale a dire il principio per cui o lo Stato ti processa ed assolve o condanna in tempi ragionevoli o la potestà punitiva cessa per l’ingiustizia del tenere sotto processo, per un tempo ritenuto eccessivo dal Legislatore, una persona che è presunta innocente) viene massacrato da un populismo becero e forcaiolo che si ritorce proprio contro quel popolo stesso (perché ciascun cittadino di quel popolo potrà casualmente divenire anche ingiustamente imputato), la cui sete di vendetta si vorrebbe così saziare e che invece non dovrebbe trovare albergo nelle fondamenta della civiltà.
In conclusione: si è detto che la prescrizione favorirebbe gli Avvocati; è falso, è evidentemente falso. Infatti è palese che l’abolizione della prescrizione comportando processi infiniti (anziché “fine pena mai” avremo “fine processo mai”) garantirà all’Avvocato una sorta di rendita, mentre per l’imputato costituirà una emorragia inarrestabile di denaro per pagarsi la difesa.
La verità che nessuno vuole dire, ancorché evidente e solare, è che nessuna riforma della Giustizia, seria ed efficace, può prescindere dall’impiego di congrue risorse finanziarie per aggiornare gli uffici, le attrezzature, incrementare in maniera esponenziale il personale di cancelleria ed il numero dei Magistrati: il resto è solo impudente demagogia sulla pelle dei cittadini. Sarà bene che i cittadini comprendano appieno questa enorme vergognosa mistificazione della realtà e non si facciano sottrarre una garanzia costituzionale che nulla ha a che vedere con i disservizi del sistema giustizia, sempre più abbandonato e senza risorse. Non esiste una riforma “a costo zero” che possa risolvere l’inefficienza di una macchina obsoleta e totalmente da rinnovare. Altro che abolizione delle garanzie e imporre ai cittadini onesti, e perché no anche ai disonesti, la iattura di un fine processo mai. Medita cittadino, medita perché domani l’imputato per sempre….potresti essere tu.

Avv. Luca Andolina
Componente Comitato Scientifico AFNI
Avv. Enrico Calabrese Presidente Nazionale AFNI