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DEMOCRAZIA, NUMERI E QUALITÀ: INTERVIENE IL PROF. UGO VILLANI

 

DEMOCRAZIA, NUMERI E QUALITÀ: INTERVIENE IL PROF. UGO VILLANI:
Avevo proposto una riflessione rilevando che il livello della politica oggi è più che “molto scarso” ed è, drammaticamente, la causa di tutti i mali . Se non fosse stato cosi oggi non saremmo a questo punto. Va rivisto il criterio della rappresentatività numerica rispetto alla necessaria qualità della rappresentanza eletta. È inutile nasconderlo ma occorre adottare dei correttivi che consentano di avere rappresentanti eletti democraticamente ma che siano in grado, ovvero abbiano la capacità e la competenza, di gestire la cosa pubblica per rappresentare degnamente ed autorevolmente, ai più alti livelli, l’Italia. Credo sia arrivato il momento di aprire il dibattito soprattutto fra i nostri costituzionalisti.
Avv. Enrico Calabrese, Presidente Nazionale AFNI
 
All’appello non si è sottratto il Prof. Ugo Villani, fra l’altro, Professore emerito di Diritto internazionale, Università di Bari “Aldo Moro”, e Professore di Diritto dell’Unione europea, LUISS “Guido Carli” Roma.
Il Prof. Ugo Villani interviene nel dibattito provocato, con l’autorevolezza e la chiarezza a Lui consueti.
 
Illustre e caro Presidente,
sarebbe difficile dissentire dalla tua lucida analisi. Forse mai, nella storia repubblicana italiana, il livello della politica – e, principalmente, della classe politica – è stato così basso. Senza generalizzare, beninteso, nell’attuale legislatura non sono pochi i Parlamentari, anche in posizioni di responsabilità nelle Commissioni, il cui curriculum richiama i “dilettanti allo sbaraglio” della indimenticabile Corrida di Corrado. Persino nei due Governi Conte taluni Ministri si sono messi in luce solo per la scarsa competenza o per bizzarre dichiarazioni.
Il basso grado di competenza si riflette anzitutto sulla qualità della legislazione, tra l’altro consistente in larga misura in decreti legge, che hanno più volte destato le preoccupazioni del Presidente della Repubblica. Purtroppo l’attuale classe politica rivela altresì una diffusa mancanza di cultura e di formazione politica. Se, ai tempi della prima Repubblica, poteva forse rimproverarsi ai politici di essere condizionati dalle “ideologie” (che implicavano, comunque, una visione e un disegno di progresso sociale), oggi l’assenza di riferimenti “ideali” favorisce operazioni di trasformismo motivate dal solo intento di conservare una quota di potere, se non, più banalmente, il proprio scranno parlamentare, soggetto a seri rischi in una futura competizione elettorale (tra l’altro in un Parlamento fortemente decurtato dalla riforma costituzionale). Credo che una carente coscienza politica sia in parte responsabile delle alleanze, apparentemente innaturali, tra formazioni dichiaratamente contrapposte che si sono realizzate dapprima nel Governo “giallo-verde”, successivamente nel disinvolto passaggio a quello “giallo-rosso” (restando immutato il Capo del Governo). E in una situazione politica quanto meno precaria – nella quale, mentre scriviamo, non è scongiurata la possibilità di un ritorno anticipato alle urne – questo Governo e questo Parlamento non sono riusciti neppure a varare la promessa riforma elettorale, che pure era stata assicurata nel tentativo di tacitare le gravi preoccupazioni autorevolmente espresse da numerosi giuristi e politologi di fronte al taglio dei Parlamentari, che avrebbe ridotto drasticamente la rappresentatività delle Camere.
Certo, potrebbe dirsi che ogni popolo ha la classe politica che si merita, poiché siamo noi elettori che votiamo i nostri Parlamentari. Né può negarsi che spesso il voto è dato senza un’adeguata consapevolezza, se non nella speranza di ottenere benefici e vantaggi personali o familiari. Ma è anche vero che oggi la volontà dell’elettore è fortemente limitata da una legge elettorale con liste bloccate e senza possibilità di esprimere preferenze; di conseguenza la scelta dei Parlamentari è fatta a monte, nella fase delle candidature, da parte delle segreterie dei partiti. Ciò provoca, per un verso, una disaffezione dal voto, con livelli sempre più alti di astensionismo (che non sembrano preoccupare alcun partito); per altro verso, una soggezione dei Parlamentari non già all’elettorato, ma ai loro dirigenti, dai quali dipende la loro candidatura (e ricandidatura), l’assegnazione di un collegio uninominale “sicuro”, la collocazione in “pole position” in una lista.
Tutto ciò si ripercuote sulle qualità dei Parlamentari, poiché essi sono candidati, prevalentemente, non in base al loro valore, culturale, professionale, politico, ma alla loro “fedeltà” ai dirigenti del partito; e la fedeltà ai capi è una prerogativa tipica degli yes men, non di menti pensanti, di spiriti indipendenti e di persone autorevoli, che anzi possono destare timori. Il taglio dei Parlamentari da parte di una riforma, a mio avviso, puramente demagogica, aggraverà questa situazione, poiché il numero notevolmente più ristretto degli eletti rafforzerà ancor più il potere dei dirigenti di “nominare” i candidati e la deferenza di questi ultimi nei loro confronti.
Si può contrastare questa deriva? Credo che l’unico, o almeno il principale, intervento legislativo fattibile sia una riforma della legge elettorale, che restituisca all’elettore la scelta di candidati “proposti” dai partiti, ma non da essi “nominati”, consentendogli così di eleggere quelli che egli ritiene i migliori. La reintroduzione delle preferenze potrebbe così elevare la qualità dei membri del Parlamento. Essa, inoltre, sottraendo al monopolio delle segreterie dei partiti la designazione dei futuri Parlamentari, avrebbe l’ulteriore effetto positivo di incoraggiare a impegnarsi nell’agone politico esponenti della società civile, autorevoli per la loro competenza e il loro prestigio, così come forze giovani, portatrici del loro entusiasmo e di istanze di rinnovamento; gli uni e le altre pronti a mettere le loro capacità al servizio del bene comune, non di burocrati di partito.
Sul piano politico e culturale è poi necessario che i partiti, o i “movimenti”, recuperino, quale loro collante, un progetto, un modello di viluppo, che prenda le mosse anzitutto dalla conoscenza dei molteplici problemi della odierna società, che in maniera sempre più urgente richiedono risposte adeguate. Solo così essi potranno legittimamente aspirare a “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, come prevede l’art. 49 Cost., non riducendosi a mere aggregazioni di interessi particolari. Anche sotto questo profilo, peraltro, una riforma che ridia agli elettori la scelta dei Parlamentari potrebbe favorire, forse imporre, ai partiti una loro apertura alla società civile e al mondo “reale” dei cittadini.
Ugo Villani
Presidente del Consiglio Scientifico dell’Associazione Forense Nazionale Italiana
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "EDIZIONE STRAORDINARIA Conto corrente con la Posta Anno 88° Numero 298 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA PARTE PRIMA ROMA Sabato, 27 dicembre 1947 PUBBLICA ÛPLICATUIGIORN TUTTL GIORN! MENOIPE PESTIVI DIREZIONE EREDAZIONE PRESSO IL MINISTERO CRAZIA GIUSTIZIA UFFICIO PUBBLICAZIONI DELLE LEGCE TELEF. 50-139 51-236 51-554 AMMINISTRAZIONE PRESSO LA IBRERIA DELLO STÁTO PIAZZA CIUSEPPE VERDI 10, ROMA TELEF. 20-033 841-737 350-144 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA IT ALIANA"